ovvero le avventure itineranti di un vagabondo nell'oceano della cassaintegrazione (prima) e dell'individuazione (ora)
martedì 6 novembre 2012
Oggi sono rientrato al lavoro dopo tre settimane.
Ho provato una sensazione di estraneità, di distacco.
Ero lì, ma ciò che vedevo non dipendeva più da me, non è affar mio.
Mi sono sentito sereno e libero.
Queste tre settimane di sosta ai box, mi hanno fatto capire una cosa (grazie Tiziano Terzani!):
io non sono il mio biglietto da visita, non sono il mio ruolo.
Fino ad oggi io mi sono identificato con il mio ruolo lavorativo, direi che la mia identità si è appiattita sulla mia immagine lavorativa.
E da qui nasce il senso di smarrimento e di vuoto che ho provato quando il lavoro non c'era più.
Io credevo di essere il mio ruolo.
Non ho fatto che ridurmi a recitare una parte, pronto a cambiarla quando cambiavo lavoro, azienda, ruolo.
Questo "vuoto lavorativo" mi ha fatto prendere coscienza di questa realtà, mi ha portato a vederla a distanza, separata da me, e quindi di riconoscerla.
Bene ora so che non sono il mio ruolo e che non devo cercare nel lavoro che faccio la risposta a chi sono.
Ma allora chi sono? Chi diavolo sono? E come faccio a saperlo? Come scoprirlo?
A proposito della sua esperienza in Giappone ( e della crisi personale che ne consegue) dice Tiziano Terzani: " Non mi ero ancora posto la grande domanda filosofica <<Chi sono io? >>. Ci vuole tempo per capire chi sei, non è così semplice. Ma quella identità lì mi pesava da morire. Col Giappone comincia la mia grande crisi perché c'è uno scarto tra quello che io voglio, che io sono, e quello che invece mi tocca essere".
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