lunedì 22 aprile 2013


Quante cose stanno cambiando nel giro di pochi mesi.
Fuori e dentro di me.

Lavoro part time 3 giorni alla settimana,
mi sto indirizzandio verso un lavoro più operativo e "routinario" nell'area qualità (quanto di meno creativo ci possa essere),
guadagno appena il minimo indispensabile per sostenere la famiglia,
ho molto tempo libero.

E poi c'è questa storia dello scrivere e del leggere che sta prendendo sempre più piede...

Il fatto è che questi cambiamenti mi fanno sentire bene.

Mi fa sentire bene non investire più tutto me stesso nel lavoro, non considerandolo più la via per la mia realizzazione personale, economica e sociale.
Mi fa sentire bene avere invece un lavoro operativo, semplice: arrivo la mattina mi siedo alla mia scrivania, due chiacchere con i colleghi, faccio le mie cose e torno a casa.


Mi piace poter avere tempo da investire in progetti che mi appassionano e che rispondono di più a ciò che sono dentro. Creare questa sintonia tra interiorità e mondo esterno.
Mi piace avere tempo per leggere, pensare, pregare

Mi piace darmi tempo e spazio per far emergere la una mia Fantastica, per rubare una parola a Rodari. Farle spazio, lasciarla esprimere, non trattenerla.

E' un po' come darsi i tempi di una giornata di un monastero: lavoro, studio, relazioni e preghiera.
Che si alternano, ritmicamente, lentamente.
Mi dà pace e serenità.

Ritmo, ciclicità, lentezza.
Tempo.

E poi mi piace l'idea di guadagnare meno e di cercare maggiore sobrietà nello stile di vita, rinunciando al superfluo e all'inutile.
Mi spinge a fare, spazio, togliere, eliminare, semplificare, alleggerire.

Provo a lasciarmi portare da questo cambiamento ... riparto per il mare aperto ... con fiducia e spirito di avventura.

venerdì 1 marzo 2013


Chiuso.
Non se ne parla più.
Non ho passato la prova scritta di matematica (i sistemi lineari, e la funzione Gaussiana mi hanno fregato...).

Avrei preferito passare la prova e poi, con un gesto libero e liberatorio, rifiutare.
Ma in fondo che differenza c'è? Anzi forse è meglio così. Almeno ho evitato di soddisfare l'esigenza di un ego sempre alla ricerca di confeme e successi.

Il giorno dopo ho impacchettato tutti i libri che hanno a che fare con la matematica (ho riempito 2 scatoloni) e li ho portati in cantina.
Ora li porterò tutti a casa dei miei genitori e là rimaranno a disposizione delle future generazioni.
Non immaginate il senso di leggerezza che ho provato nel liberarmi di quel peso.

Già e ora? Che si fà?
Ora mi ritrovo con un mezzo lavoro e molto tempo libero. E devo fare una scelta tra varie possibilità.

La prima.
A 44 anni e con 2 figli piccoli, sopratutto di questi tempi, non è il caso di mettersi a fantasticare. E' meglio tenersi stretto il lavoro che ho e trovare qualcosa per arrotondare lo stipendio nei 2 giorni liberi. Piedi per terra e testa sulle spalle: hai delle responsabilità e quindi comportati da adulto maturo. Non è importante che lavoro fai ma come lo fai; tutti i lavori possono essere belli a modo loro dipende da te. E poi il lavoro è ciò che da da vivere a te e alla tua famiglia. Se ha bisogno di "esprimerti" potrai sempre cercarti un hobby da coltivare.

La seconda.
A 44 anni e con altri 20 anni, minimo, di lavoro davanti a te hai ancora la possibilità, anzi il dovere, di investire su te stesso e costruirti una professionalità riconosciuta (per la quale cioè qualcuno è disposto a pagare). Hai fatto molte esperienze diverse che t hanno permesso di sviluppare quelle competenze trasversali oggi tanto ricercate (ma sarà vero poi?). Perchè non pensi a diventare consulente in organizzazione della conoscenza? E' quello che hai sempre fatto meglio nelle aziende in cui sei stato: analizzare come vengono prodotti, gestiti, utilizzati e archiviati i dati e le informazioni.
Processi, sistemi informativi,relazioni personali. Sono ambiti nei quali ti muovi bene.
Lo stai già facendo nell'azienda dove lavori part time e potresti intanto metterti alla prova negli altri 2 giorni con altre aziende o organizzazioni.

La terza.
A 44 anni hai l'ultima occasione per cercare di essere ciò che, dentro di te, senti di essere. Perchè accontentarti e rinunciare ai tuoi sogni? Non c'è niente di peggio che accantonare i proprio sogni in nome dela concretezza e della ragionevolezza. E chi lo dice, dove sta scritto, che i sogni sono una questione di adolescenti? Diventare adulti significa rinunciare a realizzare i propri sogni?
Dopo tutto hai sempre un lavoro part time che ti garantisce un entrata minima sufficiente. Perchè non provarci? Una bella cooperativa che si occupa dell'educazione di bimbi e ragazzi. La tua passione per i libri per l'infanzia e per la lettura di fiabe e racconti. Questa nuova scoperta del teatro dei burattini...insomma perchè rinunciare a tutto questo?

Ogni volta che scegliamo, se siamo liberi, siamo irrimediabilmente soli.
Ogni volta che scegliamo dobbiamo decidere se scendere a patti con le nostre paure o aggrapparci ai nostri sogni.
Se accettare ciò che la vita ci pone davanti come una sfida da affronare per andare avanti e crescere.
Se seguire quella forza che da dentro di noi ci spinge a costruire il nostro futuro e a realizzare noi stessi.

Se far prevalere il senso di responsabilità verso la propria famiglia (cose tipo viene prima la propria famiglia, è giusto sacrificarsi per la propria famiglia) oppure il senso di fedeltà verso la propria vocazione (il tuo compito è realizzare te stesso, diventare ciò che sei è questo l'insegnamento più grande che puoi lasciare ai tuoi figli).


Sono ad un incrocio, ad un quadrivium, e me ne sto lì fermo a guardare la strada da dove vengo, alle mie spalle, e le altre tre strade che si aprono davanti a me.
Cerco un indizio, un segnale, che mi faccia capire qual'è quella giusta da prendere. Forse devo chiudere gli occhi ... fidarmi ... fare un passo ... fidarmi del cuore ... più che del cervello.
Scegliere col cuore.










Oggi vi consiglio un altro libro per ragazzi


si chiama "Entrate nel quadro" di Alain Korkos edizioni L'ippocsampo Junior.

E' un bellissimo viaggio all'interno di alcuni capolavori della pittura splendidamente illustrati.
Un breve testo, semplice ma accattivante, ci fa entrare nel quadro per scoprire particolari e significati nascosti.

Un libro da non perdere!


domenica 17 febbraio 2013

Questa è la grandezza della letteratura, ci sono brani di libri che improvvisamente illuminano la tua esistenza, fanno emergere ciò che è nascosto nell'inconscio, e danno sostanza e forma a quel disagio indefinito che pervade la vita.

Oggi mi sono ricordato di questo libro letto la scorsa estate: Open di Andrè Agassi e in particolare di questa frase: 

«Odio il tennis, lo odio con tutto il cuore, eppure continuo a giocare, continuo a palleggiare tutta la mattina, tutto il pomeriggio, perché non ho scelta. Per quanto voglia fermarmi non ci riesco. Continuo a implorarmi di smettere e continuo a giocare, e questo divario, questo conflitto, tra ciò che voglio e ciò che effettivamente faccio mi appare l'essenza della mia vita...».

Togliete tennis e metteteci matematica e come per incanto tutto mi appare chiaro.

Io domani andrò a fare la prova scritta e ce la metterò tutta per passarla, ma ciò che voglio è chiudere definitivamente con la matematica, la fisica, la scienza in generale.
Smetterla di essere ciò che mi padre voleva che io fossi e cominciare ad essere ciò che sono.
Spero quindi di passare la prova per poi poter liberamente rinunciare...


  Il libro del giorno: Open di Andre Agassi (Einaudi)

venerdì 15 febbraio 2013


 Mentre ripassavo la storia della quadratura del cerchio, mi sono imbattuto in questi versi di Dante che chiudono la divina commedia.

Dante sta contempando Dio e per descrivere il suo tentativo di comprendere come  la natura umana  possa stare nella natura divina usa proprio l'immagine del matematico che cerca di misurare l'area del cerchio attraverso l'area di poligoni inscritti.
Bellissimo!




Qual è 'l geomètra che tutto s'affige
per misurar lo cerchio, e non ritrova,
pensando, quel principio ond' elli indige,

    tal era io a quella vista nova: 
veder voleva come si convenne
l'imago al cerchio e come vi s'indova;

    ma non eran da ciò le proprie penne:
se non che la mia mente fu percossa
da un fulgore in che sua voglia venne. 


    A l'alta fantasia qui mancò possa;
ma già volgeva il mio disio e 'l velle,
sì come rota ch'igualmente è mossa,

    l'amor che move il sole e l'altre stelle